· 

Acqua in bottiglia

acqua in bottiglia
Perche' no all'acqua in bottiglia?

Perche' NO all'acqua in bottiglia?

Perché no alle bottiglie di plastica

Il PET, il materiale più diffuso per l’imbottigliamento provoca grave inquinamento sia in fase di produzione che in fase di smaltimento.

1. in fase di produzione un kg di PET (25 bottiglie da 1,5 litri) consuma 2 kg di petrolio e 17.5 litri d’acqua. Per contenere alfine 37.5 litri d’acqua, ne abbiamo consumati la metà! Rilascia nell’atmosfera:
- 40 gr. di idrocarburi;
- 25 gr. di ossidi di zolfo;
- 20 gr. di ossidi di azoto;
- 18 gr. di monossido di carbonio;
- 2,3 kg. di anidride carbonica, gas responsabile dell’effetto serra. (Paul Mc Rande, The green guide, in State of the world
2004, Edizioni Ambiente, Milano 2004, pagg. 136-137)
2. Per trasportare 15 tonnellate, che corrispondono a 10.000 bottiglie d’acqua da 1,5 litri, un camion in perfetta efficienza consuma 1 litro di gasolio ogni 4 km (25 litri ogni 100 km). Ipotizzando una percorrenza media di 1.000 km, tra andata e ritorno (l’acqua altissima e purissima che va dall’Alto Adige alla Sicilia ne percorre molti di più), il consumo di gasolio ammonta a 250 litri, ovvero 250.000 cm3 che, divisi per 10.000 bottiglie corrispondono a 25 cm3 di gasolio per bottiglia. Moltiplicando 25 cm3 per 200 si deduce che il consumo giornaliero pro-capite di 1 litro di acqua in bottiglia comporta un consumo di 5 litri di gasolio all’anno. A questi 5 litri di gasolio vanno aggiunti:
- i consumi di petrolio per produrre le bottiglie di plastica (8 kg per 200 bottiglie);
- i consumi di gasolio dei camion che trasportano le bottiglie di plastica vuote dalla fabbrica che le produce all’azienda che imbottiglia l’acqua e dei camion della nettezza urbana che le trasportano dai cassonetti agli impianti di smaltimento;
- i consumi di benzina degli acquirenti nei tragitti casa – supermercato - casa e casa – cassonetti - casa. Ipotizziamo quindi che il consumo annuo totale di combustibili fossili pro-capite di una persona che compri l’acqua in bottiglie di plastica sia di almeno di 8 litri di gasolio/benzina oltre gli 8 kg di petrolio. Una famiglia di quattro persone spende quindi ogni anno da 320 a 720 euro e fa bruciare almeno 32 litri di combustibili fossili per bere acqua in bottiglie di plastica invece dell’acqua potabile che sgorga dal rubinetto di casa. Evidentemente pensa di ottenere vantaggi superiori ai costi economici che sostiene e ai danni ecologici che genera. Dal punto di vista chimico e batteriologico questi vantaggi non ci sono. Dal punto di vista organolettico possono esserci se l’acqua distribuita dall’acquedotto è troppo clorata. Ma per toglierle il sapore del cloro è sufficiente utilizzare appositi filtri che con un costo molto minore, senza fatica né perdite di tempo consentono di eliminarlo. (Fonte WWF)
3. a questi dati vanno aggiunti quelli derivanti dallo smaltimento. Nella sola Lombardia, vengono portate in discarica e incenerite 150.000 tonnellate di bottiglie in PET all’anno, con un costo per la collettività di 25 milioni di euro; l’inquinamento a questo punto è incalcolabile;
4. mezz’ora di esposizione al sole di una bottiglia di plastica fa rilasciare nell’acqua che contiene sostanze pericolose;
5. si autorizza il depauperamento delle fonti; per ogni litro imbottigliato se ne perdono altri 3 in fase di prelievo (11 miliardi di l. consumati all’anno in Italia, oltre 30 miliardi di l. persi);
6. alla domanda “come fa l’acqua a rimanere stagnante in bottiglia per mesi e a non imputridire?”, operatori del settore sostengono ci sia aggiunta di antibiotici, ma non si troverà conferma dalle ditte imbottigliatrici;
7. tranne in casi di particolari patologie, per le quali possono essere raccomandate precise acque minerali, la comune acqua di acquedotto è perfettamente idonea all’uso; vari test di laboratorio hanno dimostrato che non esiste superiorità dell’acqua in bottiglia rispetto a quella dell’acquedotto, semmai, spesso, il contrario (“Qualcuno vuol darcela a bere”, Giuseppe Altamore);
8. i costi che si sostengono per l’acquisto vanno per quasi il 100% per pagare gli imballaggi, i trasporti e la pubblicità; l’acqua contenuta nella singola bottiglia costa ai produttori in realtà meno della colla per l’etichetta;
9. anche le grandi marche occupano pochissimi operai (la Rocchetta occupa 48 dipendenti, dati 2005) e pagano cifre ridicole per le concessioni; secondo «Guida al consumo critico», EMI edizioni, la Nestlè (San Pellegrino, Levissima, Panna, S. Bernardo, Pejo, Boario) in Veneto sostiene la ragguardevole cifra di 3.625,10 euro all’anno per le sue estrazioni, mentre la S. Benedetto (gruppo Danone) 555,16 euro all’anno, per un anno intero di estrazioni; a nostro carico lo smaltimento delle bottiglie;
10. grazie agli ingenti investimenti pubblicitari (ca. 300 milioni di euro l’anno), impediscono di fatto una corretta informazione sullo stato dell’acqua e le relative normative, minacciando le voci fuori dal coro di non investire più sui loro giornali, riviste, televisioni commerciali, come sperimentato dal Dott. Giuseppe Altamore, vice caporedattore di Famiglia Cristiana e documentato nel suo libro “Qualcuno vuol darcela a bere”.

Guarda Video

Scrivi commento

Commenti: 0